NEW YORK, 15 Maggio 2007 - Era solo questione di tempo, prima o poi il premio di Most Valuable Player della Nba doveva andare a un giocatore europeo. Forse però sarebbe stato meglio un contesto diverso per la prima volta sul gradino più alto del podio delle onorificenze individuali per un cestista del Vecchio Continente. Dirk Nowitzki, infatti, trionfa grazie a una regular season davvero spettacolare (24.6 punti, 8.9 rimbalzi, 3.4 assist di media e un eccellente 50% al tiro) e soprattutto per la squadra della quale è il leader, i Mavericks, capace di vincere ben 67 gare durante la stagione. Peccato però che adesso quei numeri davvero eccellenti non se li vuole ricordare proprio nessuno. Potere della clamorosa debacle subita nel primo turno contro i Warriors, magistralmente preparati alla sfida con la squadra texana dall’ex coach di Dallas Don Nelson. Proprio Nowitzki, negli Stati Uniti è considerato il principale responsabile, a torto o a ragione, dello scivolone della compagine testa di serie numero uno nella Western Conference, per cui in molti vedono troppo ombre e poche luci dietro al premio individuale più prestigioso della stagione. Ma se lo si analizza con un certo distacco il successo di Dirk Nowitzki è ineccepibile. "Ci sono due premi, quello di Mvp della regular season e quello di Mvp delle finali Nba – prova a razionalizzare il tecnico dei Mavericks Avery Johnson – non ci sono dubbi che Dirk abbia meritato il primo. La sua stagione regolare è stata assolutamente straordinaria". Bisogna poi considerare un’equazione che piace molti agli americani, quella che vuole premiare con l’Mvp il miglior giocatore della miglior squadra della Nba, e anche su questo punto la scelta di Nowitzki lascia pochi dubbi. Certo che vedere il primo giocatore europeo conquistare un premio che diventa poi così discusso non è il massimo per la pallacanestro del Vecchio Continente. Il tedesco dovrà convivere, nella prossima stagione, con le critiche che inevitabilmente gli pioveranno addosso al primo momento difficile e forse anche con la poco invidiabile etichetta dell’Mvp meno convincente delle ultime stagioni. "Non posso che essere molto orgoglioso di questo onore – dice il tedesco – però il ricordo della serie con Golden State è ancora fresco e mi fa molto male. Tra 20 anni sicuramente riguardando il libro dei record della Nba sarò felicissimo del successo ma adesso la ferita per lo scivolone nella postseason è ancora aperta". Un premio davvero agrodolce per Dirk Nowitzki il quale peraltro oltre a essere un Mvp sul parquet lo è anche fuori dal campo. Se i Mavs non avessero incrociato i Warriors al primo turno della postseason, probabilmente l’umore a Dallas oggi durante l’annuncio del primo Mvp nella storia della franchigia, sarebbe completamente diverso.
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