mercoledì, luglio 26, 2006

CINEMA: Famiglie a confronto


Ritratto della più comune unità domestica nella fiction cinematografica


Bob ed Helen Parr sono due persone comuni, si amano, lavorano, mantengono i propri figli, insomma hanno una vita tranquillamente nella norma. Non fosse altro che sono i rispettivi alter-ego di Mr. Incredibile e sua moglie, Elasticgirl, una coppia di supereroi che combattono i malvagi.
La sintetica trama del film d’animazione della Pixar “Gli Incredibili, una normale famiglia di supereroi” rispecchia fedelmente quello che la prolifica industria cinematografica esibisce nelle pellicole degli ultimi anni. I veri eroi, al cinema, sono quelli che lottano contro la quotidianità della loro esistenza, ciascuna con i suoi problemi, e non sempre ne escono da vincitori. Il tema della famiglia è stato riproposto con insistenza dalla nuova ondata dei cartoons (vedi l’ “Indovina chi viene a cena” versione animata in Shrek 2), ma comprende anche numerosi film che pongono al centro della propria storia il rapporto familiare, tutto compreso ovviamente. A partire dalle cerimonia iniziale (“Matrimoni e Pregiudizi”) e dagli affetti consolidati (“Un bacio appassionato”), per arrivare ai dissapori di coppia (“Closer”) e ai tradimenti coniugali (“Confidenze troppo intime”), fino ad arrivare al più controverso dei rapporti, quello dell’eterno amore-odio tra genitori e figli (“Così fan tutti”). Questo solo per citare l’ultimo mese della stagione filmica appena terminata, in cui l’ondata del tema in questione ha toccato spesso e volentieri corde sensibili in molti spettatori. Frequentemente ci troviamo di fronte a film che riflettono altri valori, il cui tema principale risulta tutt’altro, ma anche in quei casi notiamo come le scelte più difficili che i protagonisti dovranno affrontare sottintendono l’unità domestica alla base, quell’oasi di quiete che è metafora della serenità interiore. Come non pensare ad uno dei più grandi successi cinematografici degli ultimi tempi, l’epico kolossal sulla vita del condottiero romano Massimo, divenuto gladiatore per vendicare la propria famiglia sterminata dall’imperatore. “Il Gladiatore” di Ridley Scott è solo un esempio che tuttavia evidenzia tale tendenza. Hollywood e le varie cinematografie europee hanno capito che il sacro tema della famiglia (anche quello caro a certi cultori della Famiglia firmata Corleone) non ha mai smesso di essere in voga ed è ancora il motore scoppiettante di una lunga serie di sceneggiature, molte delle quali ancora in fase di elaborazione. In Italia il ritratto della famiglia è ormai divenuto (a tratti forzatamente) il simbolo per eccellenza della cinematografia nazionale, che fa del dramma di vivere, più che della parentela come espressione d’amore, una filosofia ineluttabile. Perciò le opere di Muccino e di Moretti, come quelle di altri grandi autori, sono ciò che il pubblico gradisce a riguardo. Di conseguenza sono anche il riflesso della nostra società, quella società che mostra attraverso il grande schermo le difficoltà affrontate giornalmente da ogni famiglia, tutt’oggi vista come una superlativa coesione di persone qualunque.

SimOne

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