domenica, settembre 03, 2006

MUSICA: John Lennon dentro e oltre i Beatles

I'll get you anything my friend, if it makes you feel alright,
'cause I don't care too much for money, money can't buy me love.
(Can't buy me love, 1964)

I Beatles rappresentano con tutta probabilità uno tra i fenomeni musicali e socio-mediatici più evidenti del secolo scorso. Dal punto di vista musicale lo dimostra senz’altro la cifra di dischi venduta dal quartetto, circa un miliardo…!!, il numero di singoli entrati al primo posto in classifica, lo straordinario impatto delle loro melodie sulle influenze dei musicisti degli anni a venire, ma non solo…
Chiunque, infatti, seppure digiuno di musica, è in grado di ricordare almeno una decina di canzoni dei Beatles, e a trentasei anni dallo scioglimento del gruppo, una loro antologia vende ancora milioni di copie. Hanno rappresentato anche un fenomeno di massa mai più registrato. La Beatlemania, appunto, nasce in considerazione di quel delirio di folla urlante che accompagnava le loro esibizioni, che li attendeva all’aeroporto in occasione delle date mondiali, che faceva ore di fila davanti al negozio in attesa di comprare il loro nuovo disco .., cose che adesso non sono neppure lontanamente immaginabili anche per la più grande rock band del momento. Ogni loro affermazione appena fuori dalle righe riempiva pagine di giornali, un certo taglio di capelli o un determinato tipo di scarpe venivano definiti “alla Beatles”. Insomma, se si pensa ai “mitici” anni 60, sicuramente i Fab Four sono tra le prime cose che vengono in mente. Senza contare che ancora oggi una loro registrazione perduta e miracolosamente recuperata, oppure qualche pagina del diario che qualcuno di loro annotava saltata fuori per caso scatena l’attenzione dei giornali, e, come ovvia conseguenza, dei lettori. Se dal punto di vista musicale, pur essendo stato fondamentale George Harrison e per certi versi necessario Ringo Starr, si può affermare che l’anima del gruppo siano stati congiuntamente Lennon e McCartney, sotto altri aspetti la figura di John Lennon è stata cruciale.
Lennon caratterizzava l’immagine del gruppo anche per tutto ciò che andava al di là dell’ambito meramente musicale. Dotato di una personalità enigmatica, accentuata da un’infanzia non particolarmente serena, e al tempo stesso di una notevole sensibilità, riusciva ad essere unico in ogni sua manifestazione.
Buffo e spesso sarcastico ai limiti dell’irriverenza, basti pensare a molte delle interviste rilasciate anche all’indomani del titolo onorifico che il gruppo ricevette dalla Regina d’Inghilterra (titolo a cui, tra l’altro, Lennon rinunciò qualche anno dopo), era anche autore dei testi più interessanti della loro discografia.
Le sue dichiarazioni spesso lasciavano interdetti i giornalisti, ma a volte i suoi stessi fan. Memorabile la reazione del pubblico ad una delle sue frasi più celebri, quella che affermava che i Beatles erano più famosi di Gesù Cristo. Il Ku Klux Klan minacciò di morte i quattro musicisti, che raccontarono in seguito di avere avuto timore ogni volta che salivano su un palco per esibirsi (per loro stessa ammissione uno tra i tanti motivi per cui smisero di li a poco di fare concerti).Fu effettuata una campagna di boicottaggio della loro musica da parte di alcuni fondamentalisti cristiani e alcuni gruppi di fan bruciarono i loro dischi in strada.La sua spiccata personalità artistica era riscontrabile anche nei mutamenti di indirizzo che la band subì nel corso degli anni, e di cui era più manifesto esponente di quanto non lo fosse il suo alter ego compositivo, Paul. Non è infatti un caso che molti degli esperimenti musicali che poi portarono i Beatles ad una nuova dimensione stilistica, quella della maturità, siano stati dovuti inizialmente a lui. Ma la sua ecletticità nascondeva anche dei lati oscuri. Racconta Paul McCartney che quando, verso la metà degli anni sessanta, si cominciò a parlare degli effetti dell’LSD sulle percezioni sensoriali, Lennon fu il più eccitato dei quattro all’idea di provarli. La stessa decisione di smettere di fare concerti già nel ’66 è da attribuirsi principalmente alle insistenze di Lennon, anche se fortemente appoggiato da Gorge Harrison. E poi, naturalmente, la parola fine sui Beatles. Yoko Ono infatti, seconda moglie di Lennon, è tra le ragioni principali della rottura del gruppo. Ricordano i restanti membri che John non potesse fare a meno della presenza di Yoko, motivo per il quale la stessa partecipava alle prove del gruppo all’interno della sala prove, cosa che non era mai stata permessa a nessuno, e che creava, come gli stessi raccontano, forte attrito tra loro. Almeno un anno prima che McCartney annunciasse lo scioglimento del gruppo, Lennon era entrato in un’ulteriore nuova dimensione, quella che lo portò a rappresentare il simbolo del pacifismo negli anni bui della guerra in Vietnam, e che contribuì, insieme con la tragica e prematura scomparsa, a farne, più di Paul, George e Ringo, un mito oltre il mito.

Saverio (simulescion3)

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Fenomeno sopravvalutato quei quattro pallosissimi macrocefali.
Se Battisti avesse cantato in inglese avrebbe avuto lo stesso successo...(io odio anche Battisti)
Paolaccio

Anonimo ha detto...

paolaccio sei il solito esagerato..
Scion

Anonimo ha detto...

Esagerato si ma altrettanto geniale...
Paolaccio

simulescion3 ha detto...

Onore però alla new entry delle collaborazioni...il don save
Sim1

Anonimo ha detto...

posso dire una cosa? imagine nn mi piace! ok, ora l'ho detto...penso di essere la sola al mondo. è pallosa e patetica...adesso mi uccidete, lo sento!ma ci sn canzoni dei beatles moooolto più belle!