Porsi di fronte ad un thriller spesso significa affrontare interpretazioni di carattere fortemente personale. Considerando che il prodotto in questione è un mediometraggio italiano alla cui realizzazione il sottoscritto ha preso parte (come assistente di produzione), il lavoro di recensore non appare agevole: una sfida insomma.
I mille volti di Roma confluiscono sempre in una visione romantica dell’urbe. E’ solo scavando nelle sue sordide viscere periferiche che si arriva a comprenderne il lato più oscuro e meschino. Partono con questo assunto i primi fotogrammi di Tode Tì, il primo film realizzato dall’esordiente Valerio Esposito (assistente alla regia di Fausto Brizzi, in Notte prima degli esami oggi). Dai titoli di testa si intende subito come la fotografia e la scelta delle immagini cerchi di distaccarsi dal prototipo del genere all’italiana, bucando la cortina dei grigi cittadini così diversi dai toni iperbolici delle fiction televisive. L’impatto con la contemporaneità appare il cardine su cui Esposito gioca le carte del suo film e, senza assolutamente citare paragoni fuori portata, nonostante i chiari rimandi ad I soliti sospetti, è chiaro come questo sia il punto di forza e il punto debole dell’intera sceneggiatura. Ispirato dal reale furto della statua del Santo Bambino dell’Ara Coeli avvenuto nel 1994, l’autore narra l’episodio di una banda di criminale assoldata dalle forze dell’ordine per ritrovarlo, in cambio della fedina penale pulita. Niente andrà secondo i piani. Considerando come non sia mai semplice affrontare con il dovuto estro un genere cinematografico inusuale nel panorama tricolore, la struttura di Tode Tì pecca di inventiva letteraria, nel senso che risulta a tratti involontariamente poco verosimile. Il film (28’) viaggia sulle onde ipnotiche della suspance finché l’iniziale idea dell’opera, da seducente muta in opaca, torcendosi su se stessa e aggiungendo confusione al montaggio finale. E’ proprio il ritmo, in sostanza, che tiene legato lo svolgimento della storia, la quale via via assume toni sempre più scuri e drammatici. Una seconda opera prima (n.a. Esposito ha già girato un corto), che lascia intravedere tutto il potenziale visivo e innovativo del giovane regista romano, nonché la sua cura minuziosa per i dettagli di scena, essendo stato sorretto da un cast di professionisti che hanno aggiunto quel valore umano amatoriale necessario ai fini del progetto. A fronte di una recitazione scadente e di uno script di basso livello, da cui derivano dialoghi al limite del farsesco che penalizzano Tode Tì oltre i suoi demeriti, il film ha comunque il pregio di attrarre l’interesse dello spettatore, calandolo nella tela del racconto. Insomma, un esordio noir convincente a metà, che comunque consegna all’integralistico mondo della cinematografia italiana un talento grezzo da poter sviluppare.
SimOne
1 commento:
BESHTIA DI UN RUNNER!
scion
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