martedì, novembre 28, 2006

Sportivi si nasce, a volte si diventa.



"Per Karl Malone allenarsi seriamente era fare il proprio dovere"
La differenza che passa tra una persona che fa sport ed uno sportivo è esattamente la stessa che passa tra una persona che fa il suo lavoro ed una persona che ama fare il suo lavoro; volendo dare un' identità a questo concetto possiamo riassumere il tutto con "spirito di abnegazione".
Restringiamo il campo.
Evitiamo inutili divagazioni su sport della domenica o "sport" tipo il bodybuilding e concentriamoci sullo sport che si tratta qui su Simulescion: il basket.
Lavora.
Suda.
Respira.
Ricomincia.
Bastano questi quattro ordini al tuo cervello per correre su e giù per il campo, lottare in difesa, trovare buone soluzioni in attacco, aggredire il rimbalzo, buttarti sulla palla vagante...mettere dentro tiri che contano.
Tutto nasce dalla MENTALITA'.
Troppe volte giocatori con notevoli potenzialità gettano tutto all'ortiche per mancanza di spirito d'abnegazione e mancanza di carattere.
Se pensi di non essere adeguato o non vuoi impegnarti fino in fondo, tanto vale che prendi una palla da Cisalfa, vai al campetto più vicino e ti metti a tirare.
Nessuno ti vorrà in squadra, non conta quanto sei simpatico o spiritoso, conta quello che dai..e non c'è peggior sensazione che puoi instillare nell'allenatore e nei compagni di quella che non stai dando il massimo in quel momento.
E' sbagliato a qualsiasi livello, non conta se amatoriale o professionistico, quando c'è un avversario si dà il massimo..in primis per rispetto per la squadra, poi per rispetto dell'avversario stesso, ed ancora per rispetto per se stessi.
Se vuoi buttarti giù, se vuoi che il senso di sconfitta invada il tuo cervello e quindi le tue forze, se scegli la strada più corta fai pure....ma al campetto di cui sopra.
Quando fai parte di una squadra si inizia e si finisce con essa, e le individualità sono volte sempre e solamente all'innalzamento del livello del team.
Sei entrato da 10 min, hai 0 su 4 al tiro, 3 falli tutti evitabili e l'allenatore che urla nelle tue orecchie...ti arrendi?
Manca non molto alla fine della partita, il tuo tabellino dice sempre 0 in ogni voce statistica, l'unica riempita sono gli orrendi falli evitabili (con contestazioni e probabili tecnici), la tua squadra è ancora in gioco e l'allenatore e i compagni contano comunque su di te...ti arrendi?
Credi che il fatto stesso di essere al centro delle speranze del tuo team sia eccesso di fiducia nei tuoi mezzi? bene, prendi da parte tutti e dillo..nessuno si fiderà più di te, l'allenatore ti utilizzerà sempre meno fino a non convocarti più, e i tuoi compagni ti guarderanno con terrore ogni qualvolta chiederai loro la palla.
Ti arrendi?
Come molti altri sport nel basket una buona prestazione è sintomatica di ottimo lavoro in palestra e se non ti impegni in allenamento non otterrai nulla in partita.
Hai fatto schifo all'ultima partita, credi di esserti allenato bene oggi? si? già il fatto che lo credi vuol dire che non hai fatto passi in avanti dall'ultima partita..torna in palestra.L'appagamento è il cancro della competizione, non importa a che livello ci si trovi, l'importante è fare quel che si fa al massimo delle proprie potenzialità, e i peggiori sportivi sono coloro che pensano di poter fare bene anche senza sforzarsi più di tanto. Sarai anche una bravissima persona, ma sei uno che fa sport, non uno sportivo.
(ndr SimOne: dedicato a chi NON ha voglia di mettersi in gioco..)
Scion

venerdì, novembre 24, 2006

Digressioni..."Una scomoda verità"







Si chiama An inconvenienth truth il film di Davis Guggenheim sui cambiamenti climatici che arriverà a gennaio nelle sale cinematografiche italiane, ma è stato già mostrato ai festival del cinema di Locarno e Cannes. Al Gore, candidato alla presidenza degli Stati Uniti, mette in guardia non solo la popolazione statunitense ma tutto il mondo, sui danni che l'effetto serra sarà in grado di produrre se non si pone rimedio alla sconsiderata crescita delle emissioni di gas inquinanti nell'atmosfera... Attraverso il Protocollo di Kyoto ed altre misure d'intervento immediato l'umanità per la salvaguardia del proprio pianeta Terra dovrà porsi di fronte al cosiddetto Global Warming. Riscaldamento globale è un termine usato per descrivere l'aumento nel tempo della temperatura media dell'atmosfera terrestre e degli oceani. L'opinione scientifica sul cambiamento del clima, come espresso nel Pannello Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC) delle Nazioni Unite, e firmato dagli accademici di scienza delle nazioni del G8, è che la temperatura globale media è aumentata di 0,6 ± 0,2 °C dalla fine del XIX secolo e che "la maggior parte del riscaldamento osservato durante gli ultimi 50 anni è attribuibile alle attività umane.
Dal blog di Beppe Grillo:
Se vogliamo evitare che le generazioni future ci sputino in faccia e ci chiedano i danni dobbiamo fare qualcosa per il pianeta. Le iguane, fuori dalla finestra di casa mia a Genova, mi guardano come un estraneo al sole estivo di ottobre. I grilli cantano tutta la notte. Le api fanno il doppio lavoro estate/inverno. I dati dell’effetto serra sono ormai quotidiani come le previsioni del tempo. Ci sommergono. Come faranno le acque con le coste e le città. Ma ci sono sempre gli scettici. Quelli che non ci credono e che ci sono sempre alternative. Senza mai dire quali. Altri che più modestamente se ne fregano. I ghiacciai si sciolgono. I fiumi si seccano. Le falde acquifere scendono.Basta con il catastrofismo? Con la solita deriva catastrofista per non affrontare i veri problemi. 279 specie di piante e di animali si stanno spostando verso nord. La malaria è arrivata sulle Ande. Lo scioglimento dei ghiacciai della Groenlandia è raddoppiato negli ultimi dieci anni. E la deriva catastrofista continua con le previsioni per i nostri nipotini. Quelli che butteranno le nostre ossa in una discarica. Entro il 2050 il polo nord scomparirà, un milione di specie si estinguerà, il livello del mare salirà fino a cinque metri.
Andiamo a vedere il film, è un piccolo tributo per capirci meglio sulla questione, un’inezia per la salvezza del pianeta.
simulescion3

martedì, novembre 21, 2006

BASKET: Magic Team in vetta al girone A


ALGARVE 55 - MAGIC TEAM 64
ALGARVE: FEDERICO C. 5, FRATELLO 9, BURATTINI 10, BERNARDI 5, PINCHETTI 2, Caon 12, Di Rocco, Brugnoli 8, Pisani L. All. Paciarelli.
MAGIC TEAM: VALENTI 11, VALENTINO 14, MARRACINO 1, BRUNO 6, PISANI 11, Bracci 2, Riccioli 3, Crucitti 7, Pisani M. , Stampacchia. All. Laurenti.
ARBITRO: Gargiulo di Roma
PARZIALI: 9-13 / 19–11 / 17-18 / 10-22
Il quinto atto del campionato di promozione vede sfidarsi Algarve e Magic Team. Ancora in formazione largamente rimaneggiata il Magic, privo di ben 6 titolari, riesce a conquistare 2 punti preziosi in trasferta contro una squadra che si è dimostrata molto ben schierata in campo, agressiva in difesa e che ha impostato un gioco molto fisico contro i lunghi avversari riuscendo a sopperire ai cm di differenza. Ora il Magic Team è atteso alla prova della verità giovedì prossimo, contro il torvaianica. Lo scontro al vertice, entrambe le squadre sono ancora imbattute, a quota 5 W dopo cinque gare di campionato, sarà infatti un buon banco di prova per verificare le vere ambizioni del giovane gruppo di Montesacro.
simulescion3


giovedì, novembre 16, 2006

Professione Doppiatore


Quanto contano in Italia le “Voci senza volto”?
La saletta buia è illuminata solo dalla lampadina sullo scrittoio e dal chiarore dello schermo. Pian piano gli occhi si abituano,così l’ambiente intorno a noi prende forma,rivelandoci il luogo dove i doppiatori lavorano,il loro habitat naturale. Uno di loro sta rileggendo la parte che dovrà incidere,mentre l’assistente rivolge un cenno al di là del vetro insonorizzato al direttore del doppiaggio. Si può iniziare.L’Italia è uno dei pochi paesi che può vantare una lunga e storica tradizione di doppiaggio,nonostante nei primi tempi,e si parla di diverse decadi fa,chi dava voce ai volti degli attori non era osannato,anzi trovava più critiche che assensi. Nata comunque per esigenze di scarsa alfabetizzazione nazionale,la figura del doppiatore fu interpretata agli esordi da pochi volenterosi,i soliti noti che ritroviamo sempre in ogni film dell’epoca. Successivamente,e per giusti meriti,questa professione è stata molto valorizzata,fino a giungere all’importanza che ha acquisito negli ultimi anni. Fare il doppiatore richiede grande sacrificio,un ferrea determinazione,l’essere “attore” fuori dagli schermi e senza un pubblico dinanzi. La questione,dunque,non è discorso di impegno lavorativo,ma solitamente nasce quando il pubblico si divide su una stessa opinione. Perché è ormai chiaro che da tempo c’è chi sostiene che una qualsivoglia pellicola cinematografica possa incrementare il proprio valore,se proiettata in lingua originale. Ci sono altri,invece,per i quali i sottotitoli creano disagi nella lettura e l’idea di privare i loro idoli della voce che li ha fatti “innamorare”,è vista come delitto sacrosanto. Altri ancora si astengono. Certo,se si pensa a voci storiche come quelle di Ferruccio Amendola o Giancarlo Giannini,i doppiatori di icone hollywoodiane quali Robert De Niro e Al Pacino,ma anche a certe “nuove” leve come Luca Ward,Roberto Pedicini,Alessandro Rossi, Tonino Accolla e via citando,si fa presto a schierarsi con i secondi. Ma se si assiste a Festival o Mostre del Cinema,come quella di Venezia,dove si rimane incantati di fronte alla bravura recitativa di alcuni attori,bisogna dare ragione anche ai primi. Sta a noi tutti scegliere ciò che si adatta maggiormente alle nostre esigenze. Gli addetti ai lavori si interrogano spesso su questo dibattito,anche se la soluzione resta ancora aperta. Sicuramente l’obiettivo,tutt’altro che utopico,dovrà essere almeno quello di concedere allo spettatore la possibilità di decidere,per conto proprio e senza imposizioni, verso quale delle due scelte optare. Per ora lo scenario,a meno di quelle eccezioni riassunte nelle sale che già offrono questa disponibilità,resta tale e immutato. Perciò,quando al termine di una proiezione scorrono i titoli di coda,soffermiamoci anche sui nomi di chi, dall’ombra, presta la sua voce al cinema.

SimOne

domenica, novembre 12, 2006

CINEMA: The Departed



Bello, bellissimo film come il sottoscritto non ne vedeva da un bel pò, sfornato dalla mente sapiente di quel genio che è Martin Scorsese, i cui recenti pseudo flops (Gangs of New York e The Aviator) lo hanno restituito allo stato di grazia al quale ci aveva abituati.
Grazie anche ad un' interpretazione molto intensa e piacevolmente nervosa di Leonardo Di Caprio, oramai attore prediletto dal buon Martin, ed al solito straordinario Jack Joker Nicholson (che qui appare come un padrino un tantino insudiciato dalla totale mancanza di moralità), che tra una battutaccia sui preti pedofili e uno sguardo come solo lui sa regalare ci offre ancora una volta cosa vuol dire "calarsi nella parte" quasi facendola sua, come se lui fosse sempre stato il Boss Costello e nessun altro.
Film magistralmente diretto ripreso da una pellicola hongKonghiana del 2002, The Departed rovescia subito il concetto di legge e fuorilegge, di giusto e sbagliato facendo fare paradossalmente la cosa giusta al protagonista con il passato e il presente più a rischio e la cosa sbagliata a quello dal passato immacolato e dal futuro in ascesa.
Si incontreranno dopo giochi psicologici, ricerche di giuda del dipartimento e omicidi più o meno preventivati, il tutto sotto gli occhi di una Boston che pompa il solito sangue irrequieto irlandese e che non dona ai suoi figli la benchè minima capacità di discernimento tra inferno e paradiso.
Ecco che quindi risulta importante la filosofia di vita di Jack Costello Nicholson, secondo il quale se non ci si può fidare nemmeno di preti -pedofili- e suore- un pò troppo libertine- figurati se vale la pena di porsi dei limiti in efferatezza e brama di potere.
Li tiene tutti nelle sue mani il buon Costello, rivelando e nascondendo tutto a tutti, dal suo protetto- protetto? chi protegge chi?- Matt Damon fino all' FBI, rimestando quel gran calderone di guardie e ladri che sfocerà nella rappresaglia più violenta e nella resa dei conti che non deve essere necessariamente, come il film del resto, "giusta".
Leo Di Caprio rischia la vita per consegnare Costello alla giustizia salvo scoprire che Costello in fin dei conti, è giustizia a sè, come lo specchio di ciò che non deve essere toccato in America.
Ecco perchè Costello parla come se fosse l'America in persona, lui ne rappresenta l'essenza estremizzata, il marciume e il potere, tutto all'ennesima potenza..come se dalle sue mani partissero i fili che governano il mondo.
Di Caprio trova anche il tempo di innamorarsi, nel poco tempo che gli concede il suo incarico di infiltrato, dell'unica persona che sembra non trattarlo come capra sacrificale, buono solo per abbattere a cornate il portone dorato della malavita organizzata bostoniana.
E' grande Leonardo in questo film, volubile, irascibile, nervoso e con un senso di giustizia che pare guidato più che altro dalla spaventosa voglia di vendetta che proverà nei confronti dell'irritante- e pur bravo- poliziottino Damon, che sembra uscirne indenne e pulito anche quando il letame sfiora il soffitto.
A pareggiare i conti- si far per dire- ci penserà Mark Wahlberg, che una volta tanto non impressionerà per l'eloquio forbito ma per quell'attimo d'esitazione prima di far fuoco e chiudere i giochi.
Menzione speciale per Martin Sheen, gran professionista, e per Alec Baldwin, se non fosse altro per essere stato il marito della Basinger.

Scion

Ecco il trailer:

domenica, novembre 05, 2006

MUSICA: Chinese Democracy in uscita?


I Guns 'N Roses nascono ufficialmente a Los Angeles nel 1985, frutto della fusione tra i membri rimanenti degli Hollywood Rose e degli L.A. Guns. La formazione originale vede al microfono Bill Bailey, proveniente da Lafayette, Indiana, che assume lo pseudonimo di Axl Rose; alla chitarra solista Saul Hudson, inglese trapiantato in California che assume il nome di Slash; all'altra chitarra Jeff Isabell, amico d'infanzia di Axl che diventa Izzy Stradlin; al basso Michael 'Duff' McKegan, di Seattle; alla batteria Steven Adler, originario di Cleveland e grande amico di Slash.
Ora, alle porte del 2007 Axl torna a far parlare di sè senza i suoi ex "fratelli". Il loro album fantasma Chinese Democracy, il grande ritorno sulle scene di Axl Rose e dei Guns'n'Roses (della cui mitica formazione originale c'è rimasto solo il tastierista Dizzy Reed) è pronto. Costato 13 milioni di dollari, è atteso da 15 anni dei quali ben 9 passati in sala d'incisione. Slash in questi anni non ha mai per un solo istante pensato di tornare a far parte della storica lineup, impegnato come è in una miriade di progetti paralleli. Axl nel frattempo si è fatto crescere il pizzetto, la pancia e si è fattopure i dreadlocks. L'ennesima data di uscita annunciata dall'etichetta Geffen Records è fissata per il prossimo 21 novembre e stavolta la release è stata confermata da tutti i network televisivi piu' importanti. Ci dovremmo essere, tant'è che la nuova band ha deciso di realizzare una tournèe mondiale che partirà alla fine del 2006. Insomma, un ritorno in pompa magna che però ha poco per esser tale. Gli anni ottanta sono finiti da un pezzo e la sola nostalgia spesso non sostiene un'ugola deficitaria ed un sound che si discosta troppo dai ruggenti tempi della "giungla". Da buoni vecchi fans speriamo di doverci ricredere...
simulescion3

mercoledì, novembre 01, 2006

The Darkness: searchin' for the lightness


Come molte volte succede nel mondo della musica, il secondo album è il più difficile da far accettare a critica e pubblico.
non sai cosa vuoi creare e qualora tu lo sappia non sai se piacerà o meno...Allora ci sono due strade da seguire:
o si segue la tendenza e si fa quel che si aspetta il pubblico (c'è chi ci ha costruito una carriera, vedi Luis Veronica Ciccone) o si dichiara il proprio menefreghismo attraverso un album magari orribile, ma esattamente fedele a quel che si voleva realizzare.
Come molte volte accade nella vita , in medio veritas, e i Darkness hanno dimostrato di conoscere questo detto abbastanza bene.
Oddio, sicuramente il loro secondo album non è un capolavoro, a livello di hit è sicuramente inferiore al primo e la ricerca di una classe che ancora non risulta naturale li ha portati forse ad eccedere in particolari e virtuosismi- compreso il particolare molto memorabilia di utilizzare il pianoforte dove Freddie Mercury incise Bohemian Rhapsody.
Questo non vuol dire che non sia un buon album.
Ci sono molte cose da considerare quando si ascolta un album, ed uno degli aspetti -tecnici- che sicuramente non si trascura è la produzione. Dicesi produzione ciò che, se usato in maniera oculata, può portare all’eccelso musicare nell’olimpo dei musicandi – vedi Brian Eno per U2 - .
Questa è stata una buona produzione, il suono è pulito anche nei pezzi più heavy, e anche se si eccede con le armonie di falsetto di Justin Sniff Hawkins il totale è di un album assemblato bene.
Il primo ha suscitato tanto clamore perché:
1- Era il primo..
2- Perché accontentava i puristi del rock con il solito sferragliare pressapochista ma anche i qualunquisti melodici con 5 hit di facile ascolto tra cui I believe in a thing called love e Friday night.
3- Chi erano questi col cantante in tutina?

Affinare però non vuol dire snaturare, per usare più strumenti mantenendo intatta l’intenzione della canzone bisogna saperli suonare, non assoldare strumentisti, se non per collaborazioni conclamate; infatti i beneamati Queen a cui erroneamente vengono accostati – je piacerebbe come dicono a Roma – non rischiavano di incappare nell’errore di eccesso di .. “classe” poiché loro stessi erano la classe! Brian May suonava si la chitarra, ma suonava anche il piano, il benjo, l’ukulele -…..- e l’arpa ( ! ) solo per citarne alcuni, e gli altri membri dei Queen idem.
Ora, se il primo album aveva quel percorso, bisognava seguirne le orme e lasciare un’impronta sempre più profonda…non deviare verso l’erbetta soffice.
Almeno secondo me. Per affinarsi c’è sempre tempo.
E per riprendersi anche, lo si dica a Justin, che in clinica di disintossicazione ha stretto amicizia con il fidanzato della Moss Pete Doherty – mi rifiuto di chiamarlo musicista -, non occorre sniffare per sentirsi una rockstar!!!
Scion