martedì, ottobre 31, 2006

La notte delle streghe



AUGURI DA SIMULESCION 3!! ........

mercoledì, ottobre 25, 2006

La memoria e la ricerca dell'originalità



Attraverso il ricordo del passato cambia l’attimo presente

Il cambiamento costituisce il fondamento della dinamica sociale e sebbene influenzata da un concetto materialista di progresso, la società non è mai stata statica. Essa è frutto di trasformazioni che si susseguono continuamente. E in essa ciò che muta in eterno ribollire sono le persone che la abitano, gli esseri umani e le loro singole minuscole esistenze. Quest’identità è un modo per categorizzare e per individualizzare, l'identità si riferisce alla percezione che ogni individuo ha di se stesso, cioè della propria coscienza di esistere come persona in relazione con altri individui, con i quali forma un gruppo sociale. Porsi di fronte a tale affascinante concetto, apre la mente verso una vastità di quesiti dalle interpretazioni più variegate. L’ossessione della ricerca è spesso sinonimo di volontà, il tentativo di ricreare in sé un’immagine che non vuol lasciarci andare e di cui siamo portatori “sani”. Ciò che abbiamo vissuto sfocia in un ricordo precisamente distinto di cui noi filtriamo gli elementi di maggiore intensità emotiva. Cosa comporta questo atteggiamento? Di sicuro ci mette dinanzi le nostre esperienze, in secondo luogo ci permette di vedere con nostalgica fiducia al futuro, ponendoci la sfida della ricerca dell’originalità, a volte oltre i limiti stessi dell’immaginazione.

Eternal Sunshine of the Spotless Mind (Se mi lasci ti cancello, 2004) ne è l’esempio lampante. Il testo di Alexander Pope citato dal titolo consegna alla parola scritta il compito di racchiudere, conservare e tramandare il senso di una grande storia d'amore. La parola sembra essere l'unica chiave di salvezza in un mondo in cui i ricordi si confondono e poi scompaiono mentre sfumano le immagini stesse che li raccontano. Infatti, nel baratro di memoria e “smemorizzazione” in cui sprofonda Joel, non è possibile uscire senza affidarsi al variegato utilizzo delle parole. Si accavallano e s’intersecano pensieri su come affrontare diversamente ogni aspetto delle nostre giornate, come aumentare la ricettività del cambiamento inteso come prospettiva di scegliere, attraverso l’ingegno e la magia dell’istinto. L’urgenza di cogliere dal turbine del passato i momenti migliori diventa il passepartout per apprendere con efficacia sostanziale le novità del futuro. Essere spinti sempre e continuamente ad un tentativo di liberazione dallo standard quotidiano verso una distinzione individuale, è il motivo per cui bisogna far tesoro della memoria.

E poi superarla, andare oltre. Dare un movente a quel CAMBIAMENTO, recepito come passaggio dalla propedeuticità narrativa, all’esigenza di una sua realizzazione concreta (specie in ambito cinematografico), si stacca dal classicismo esistenziale, rimanendo comunque tra le righe e mantenendo una impronta propria: ricreare uno stile alternativo in cui si riconosce la soggettività dell’autore. Eternal Sunshine parla, ad una lettura più profonda, anche del cinema. I ricordi, sempre più sfocati, come spesso appaiono nella realtà delle menti umane, non sbiadiscono mai, ma tendono a svanire del tutto nel bianco assoluto dell’oblio mnemonico. Il film esalta i poli opposti, le due estremità di pensiero che rappresentano i protagonisti, Joel (Jim Carrey) e Clementine (Kate Winslet). Il primo attaccato al ricordo ossessivo di lei, incapace di superare l’abbandono e richiuso in se stesso, così convinto da cercare di nascondere la memoria di Clementine, nonostante questa gli provochi solamente disperazione. Lei, invece, insofferente e attanagliata dalle ansie del passato, decide di farsi cancellare dalla mente la loro relazione, per poi rimanere allibita di ciò che ha fatto. In mezzo, la continua ricerca di una singolare identità che li distingua dagli altri, che elevi quel rapporto ad un bisogno sfrenato di personale condivisione. Una struggente e originalissima love story diretta con sapiente visionarietà da Michel Gondry, in cui i personaggi (ma anche ognuno di noi, non solo gli spettatori) ritrovano un’equivalenza nel proprio raffrontarsi col passato e nello scoprire un domani in prospettiva migliore, una prospettiva che però ha bisogno di esser continuamente ricercata e mai data per scontata. Eternal Sunshine, perciò, non è solo una riflessione sulla vita di coppia. E' intessuto nel film anche un motivo più profondo nonché più kaufmaniano (dal nome dello sceneggiatore, Charlie Kauffman), ossia l'analisi dell'importanza della memoria che sfata lo slogan stesso del film: beati gli smemorati perché avranno la meglio anche sui propri errori. Il tempo scorre e spinge alla ricerca di una soddisfacente peculiarità, al fine di trovare un’identificazione individuale nella rievocazione di un istante. Da qui, il ricorso ad un’imposizione costrittiva della nostra memoria, in quanto partecipante attiva e conseguentemente eterna delle nostre azioni. Nel bene o nel male. Possiamo vivere alla giornata, voltare pagina senza rimpianti quando vogliamo imprimere nuovo slancio alla parabola della nostra esistenza, possiamo pensare al futuro, ma non potremo mai rinnegare il passato. L’originalità sta proprio nel non dimenticarlo.

Senza memoria non sceglieremmo il futuro.

SimOne

sabato, ottobre 21, 2006

Festa del cinema di Roma: vince "Playing the victim"


ROMA - Nella migliore tradizione italiana - sperimentata, e più volte, alla Mostra di Venezia - a vincere la prima edizione della Festa capitolina è un film che pochi giornalisti, e critici, hanno visto e commentato: si chiama "Playing the victim", lo ha diretto il russo Kirill Serebrennikov, è una una black comedy sospesa tra vita e morte. Una sorta di adattamento di Amleto in chiave tutta contemporanea, almeno nelle intenzioni dell'autore. Un risultato che mostra come una giuria popolare - composta da cinquanta membri, e guidata da Ettore Scola - possa prendere decisioni non scontate, e decisamente cinefile. Per nulla sbilanciate, per una sorta di campanilismo involontario, a favore delle pellicole italiane. Quelle che, diciamo così, giocano in casa. Questo però non vuol dire che il cinema italiano resti a bocca asciutta. Visto che, dei quattro premi ufficiali - miglior film, interpretazione maschile, interpretazione femminile, riconoscimento speciale della giuria - il nostro Paese ne conquista uno: merito di un veterano come Giorgio Colangeli, che per il suo ruolo di padre detenuto, e assassino, in "L'aria salata" di Alessandro Angelini (con Giorgio Pasotti coprotagonista) viene eletto miglior attore. Mentre la migliore attrice è la brava Ariane Ascaride, che in "Le voyage en Erménie", diretta da un autore tipicamente festivaliero come Robert Guédiguian, è una figlia alla ricerca del padre gravemente malato, nella sua terra d'origine. Completa l'albo d'oro il premio speciale della giuria assegnato a quello che è stata forse l'opera più amata, da pubblico e critici: "This is England" di Shane Meadows, storia di un ragazzino che si unisce a un gruppo di skinhead nell'Inghilterra anni Ottanta. Un film troppo amato, per poter essere ignorato dalla giuria. Questi i riconoscimenti ufficiali, le statuette "Marc'Aurelio" create appositamente per l'occasione da Bulgari. Ma ci sono anche tre premi colleterali interessanti, che meritano senz'altro una citazione. A partire dal Blockbuster, sponsorizzato dalla nota catena di vendita homevideo, e assegnato da un'altra giuria popolare (venti grandi consumatori di dvd) presieduta dal regista Giovanni Veronesi. Lo scopo era segnalare la miglior pellicola della sezione più patinata e ricca di star della Festa, ovvero Premiére: a vincere è Giuseppe Tornatore, col suo "La Sconosciuta". Un altro buon risultato, per il cinema italiano. E sempre di opere made in Italy si parla nel secondo dei premi collaterali, consegnato dal L. a. r. a. (la Libera associazione dei rappresentanti degli artisti), scelto tra tutti i film di casa nostra, sparsi nelle varie sezioni della manifestazione. Ebbene, alla fine a vincere è Ninetto Davoli, degente in ospedale accanto a Fabio Volo in "Uno su due" di Eugenio Cappuccio (inserito nel cartellone Premiére). Infine, il premio Cult al miglior documentario va a "Deep water" di Louise Osmond e Jerry Rothwell. Tutti questi riconoscimenti sono stati assegnati nel corso di una cerimonia che si è svolta questa mattina nella Sala Santa Cecilia dell'Auditorium, preceduta dal concerto di chiusura della Festa diretto da Antonio Pappano. Una mattinata cominciata con una dura contestazione dei fotografi, che accusano l'organizazzione di non essere messi in condizione di lavorare. Il momento più toccante, invece, è quando alla vedova di Gillo Pontecorvo, Picci, viene consegnato un premio alla memoria del marito: in sala, tra pubblico e critici, emozione e applausi.

lunedì, ottobre 16, 2006

Annuncio

Ragazzi il qui presente Scion cerca una nuova band per progetti seri e - perchè no?- ambiziosi, con cover rock & roll e melodico e anche canzoni proprie (io ne ho già scritte un pò..). Ho studiato canto con un maestro e come timbro e registro sono tenore, fate un pò voi.
Per chi fosse seriamente interessato lasciare un post qui sul sito e magari un num di cell, che lo ricontatterò a breve.
Grazie,


Scion

PS. Naturalmente la band deve essere di Roma, in quanto vivo, dimoro e lavoro qui!

sabato, ottobre 14, 2006

MUSICA: The Boss con la Seeger Sessions Band



Dopo tre mesi di pausa la Seeger Session Band è nuovamente in viaggio. Con le date di Bologna e Torino è partito il tour italiano che ha toccato sette città in dieci giorni. Ad un anno e mezzo di distanza Bruce Springsteen torna a Roma, la tappa italica del Boss si inserisce in una tendenza ormai consolidata sul piano internazionale, che vede in Springsteen non solo il più eloquente rocker del nostro tempo, ma anche un narratore di storie profonde e un testimone critico, una voce indipendente dell'America migliore. Il rocker ha parlato, al termine del sound check pomeridiano. Lo fa spiegando «American Land», l'inedito inserito nella nuova versione di "We shall overcome" album-progetto dedicato alla riscoperta dell'opera dell'eroe del folk Pete Seeger. «È una canzone sugli immigrati, un argomento — dice lui, pieno di collane e braccialetti di corda e in immancabili jeans — sempre presente nella storia statunitense. Mi ricordo che quando ero ragazzo c'erano molti operai e raccoglitori di patate afroamericani, ma anche italiani. Oggi abbiamo meticci e messicani. Ma è sempre la stessa storia: una lotta per affermarsi e trovare spazi. "American Land" parla anche di irlandesi. E per me, metà italiano e metà irlandese, funziona benissimo».
(intervista de Il Corriere della Sera, da www.badlands.it)

simulescion3

mercoledì, ottobre 11, 2006

CINEMA: The Black Dahlia

L’intensità della messa in scena ammalia lo sguardo. Col suo ultimo lavoro Brian De Palma si conferma un maestro nel portare sul grande schermo il noir d’autore, e che autore. Addirittura James Ellroy, dal cui romanzo è stata trasportata abbastanza fedelmente la storia della Dalia Nera, The Black Dahlia, vecchio caso tutt’ora irrisolto che ha ossessionato lo scrittore per oltre quarant’anni. Ellroy vedeva analogie nel caso dell’attricetta brutalmente uccisa nella Los Angeles degli anni quaranta, con quello di sua madre, anch’essa assassinata. Proprio qui entra in scena l’impianto filmico, De Palma ci trascina in un mondo di perdizione e ormai antichi valori, quella Hollywoodland, così cambiata nei decenni, ma rimasta la stessa nel profondo dell’anima.
Le atmosfere torbide che accompagnano la voce off del detective Bleichert, raccontano in immagini una città nella quale si consumano crimini efferati e violenze d’ogni sorta, richiamo alla nascita di una metropoli degna di Howard Hawks che si sente al centro del mondo e attorno a cui tutto ruota in modo disincantato. The Black Dahlia è un intreccio esaustivo e ben costruito, un noir a cui però manca la sua vena più dark nel esprimere un intrigo che paradossalmente affascina meno della retorica stessa che vorrebbe narrare. La storia si perde nel momento in cui non riesce a dare sostanza al ritmo del racconto, creando quel senso di mancanza, grave per un plot di questo livello. A sostegno di tale tesi sono le interpretazioni degli attori (tra i quali si salva la sempre brava e qui affascinante Hilary Swank), piuttosto superficiali per l’intera pellicola o addirittura sopra le righe. Se calcoliamo che alla resa, di fronte ad un plot letterario colmo di percorsi secondari, depistaggi, ambiguità traducibili solo grazie al potere immaginifico della parola scritta, era già stato costretto David Fincher, ci facciamo un’idea di come ci si possa perdere tra le pagine del romanzo. Nonostante questo, il De Palma regista si fa ammirare in tutta la sua maestria, con piani sequenza e scene d’antologia, adducendo al film il suo tocco sublime da navigato mestierante e fuoriclasse della macchina da presa, che però gira a vuoto all’interno di un copione davvero di difficile interpretazione. Se De Palma ricalca esaustivamente il patinato universo hollywoodiano, diviso equamente tra starlette, investigatori e giornalisti, minore è il suo apporto nello sbrogliare i nodi del racconto, a partire dalla vicenda di Mr. Fuoco (Aaron Eckhart) e Mr. Ghiaccio (il protagonista, Josh Hartnett), due agenti di polizia ed ex-pugili uniti da una forte amicizia e dall’amore per l’attraente Kay Lake (Scarlett Johansson). I detective, che vivono e respirano nel sottobosco della L.A. anni ’40, rimangono ossessionati dal ritrovamento del cadavere della Dalia Nera, aspirante attricetta e prostituta occasionale, orrendamente mutilato e abbandonato in un campo. Le cose si complicano quando Bucky, nel corso delle indagini, si imbatte nella misteriosa Madeleine Linscott, ambigua dark lady curiosamente somigliante alla Dalia, con la quale intreccerà una torbida relazione che avrà ripercussioni sull’intera vicenda. La ricostruzione puntuale della Hollywoodland scintillante e grondante di promesse disattese, opera del nostro premio Oscar Dante Ferretti, e le cupe ambientazioni che dominano la maggior parte delle scene, rappresentano le componenti più suggestive di un film complesso da definire che non soddisfa sino in fondo, nonostante il tentativo del regista di citare il suo cinema più grande, accompagnando visivamente quel dramma di vite spezzate dagli interessi dell’egoismo umano. Mescolando tutti gli ingredienti in un maestoso calderone di sequenze e dialoghi impegnati, The Black Dahlia alla fine appare come un’opera estremamente ben confezionata a cui però manca il lato più suggestivo, una sorta di linearità che si perde nella confusione dei moventi gettati in pasto allo spettatore. Come se all’insieme del film mancasse una parte della pellicola, come se avessimo uno spezzone incompleto dai cui fotogrammi ci apparisse nuovamente il volto seducente di Elizabeth Short, per trasmetterci il suo senso di inquietudine. Una sensazione così struggente, beffarda e infinitamente degna della Dalia Nera.
SimOne

domenica, ottobre 08, 2006

BASKET: Virtus Roma 93 - Phoenix Suns 100


Abbiamo assistito con i nostri occhi ad uno spettacolo e ne siamo rimasti estremamente soddisfatti. La NBA è questo, uno show all’interno del grande palcoscenico della pallacanestro. Era dal lontano 1989, tempi del Mc Donald’s Open che in Italia non arrivava una franchigia della National Basketball Association, ma l’altro ieri di fronte ad un Palalottomatica strapieno, la Virtus Roma ha affrontato e perso onorevolmente contro i Phoenix Suns (squadra al vertice della Lega) guidati da coach Mike D’antoni, che schierava in campo solo due del trittico delle meraviglie: Steve Nash (2 volte MVP), Shawn Marion e Stoudemire. Quest’ultimo, dopo l’intervento al ginocchio che gli ha fatto saltare un intero anno, lasciato precauzionalmente in panchina, a meno di un mese dall’inizio della regular season 06-07. Lo Europe Live Tour a Roma, coinciso nemmeno troppo fortuitamente con l’ingresso nella lega professionistica americana di Andrea Bargnani e voluto fortemente dal sindaco di Roma Veltroni e dal commissioner della NBA Stern, ha portato grande entusiasmo nella capitale, la cui enfasi cestistica è stata pari ai fischi rivolti alle pessime decisioni arbitrali che hanno alzato la temperatura nel palazzetto, nonostante l’amichevole e lo sfoggio di grande spettacolo portato dai soli dell’Arizona, team che per l"occasione ha sfoggiato un tricolore sulle maglie da gioco. Il match: le stelle NBA vogliono la vittoria, Hawkins e Bodiroga vogliono invece regalare spettacolo al pubblico, anche se per il canestro bisogna ripassare più tardi. Meglio Giachetti in cabina di regia e Moiso in post basso, ma il potenziale da fuoco dei Suns è troppo e così la Virtus si è arresa, giocando e divertendosi, tra un intermezzo e l’altro delle cheerleader arancioviola. Tra un time out e l’altro anche la standing ovation per Bill Russel, ex centro difensivo dei Boston Celtics, vincitore di 11 titoli NBA in 13 stagioni, acclamato dal pubblico e comodo in tribuna a godersi lo spettacolo. Proprio così, nonostante qualche eccessivo momento di silenzio (il basket non è purtroppo il calcio in Italia) l’incontro tra i Suns e la Lottomatica doveva essere una festa per tutti gli appassionati e così è stata. Sino in fondo alla retina.

simulescion3

mercoledì, ottobre 04, 2006

Festa romana del Cinema!



Arriva a Roma, dopo varie polemiche, la 1° Festa Internazionale del Cinema, che si avvarrà attraverso un concorso da vero festival della presenza di numerose star, ma anche di quei divi che sono in ascesa: per 10 giorni si respirerà aria di celluloide qui in città...


LE SEZIONI DELLA FESTA:

Cinema 2006: opere inedite di autori di tutto il mondo. Una giuria popolare di cinquanta spettatori (tra cui SimOne), coordinata da Ettore Scola, assegnerà il premio per il miglior film – con un riconoscimento di 200.000 Euro – oltre a quelli per la migliore interpretazione femminile e maschile. La sezione comprende film in Concorso e Fuori Concorso. Le proiezioni ufficiali si svolgeranno nella Sala Sinopoli dell’Auditorium.

Première: serate di gala dedicate a grandi anteprime internazionali alla presenza dei loro protagonisti, autori ed interpreti, coinvolti in un dialogo pubblico sul mestiere del cinema. Le proiezioni ufficiali si terranno nella Sala Santa Cecilia dell’Auditorium.

Eventi Speciali: uno spazio particolarissimo alla celebrazione di quel cinema che, pur mantenendo intatta una forte impronta autoriale, si offre al pubblico assumendo le forme più amate dagli spettatori, sfiorando il cinema di genere per raccoglierne gli elementi più appassionanti, raccontando storie avvincenti e dense di emozioni.

Extra: sezione multiforme che riunisce lavori diversi per formato e linguaggio ma con una comune attitudine alla sperimentazione. Dai documentari alle opere che sconfinano nella videoarte, dall´animazione in computer grafica al panorama videomusicale. Le proiezioni si terranno nella Sale Petrassi e Teatro Studio dell’Auditorium.

Alice nella Città: un “festival nel festival” per gli spettatori più giovani, bambini e adolescenti. I film in concorso sono divisi in due categorie: “K12”, per ragazzi dagli 8 ai 13 anni e “Young Adult” per piccoli adulti dai 14 ai 17 anni. Le proiezioni ufficiali si svolgeranno nelle Sale Sinopoli e Petrassi dell’Auditorium.

Il lavoro dell’Attore: omaggio ai grandi protagonisti dell’arte della recitazione, un percorso dedicato ad una scuola d’interpretazione fatto di film, laboratori, workshop e incontri, ma anche un omaggio dell’intera città di Roma all’arte di un grande attore contemporaneo. Due le retrospettive: Omaggio a Sean Connery. Festa del Cinema Acting Award 2006: tredici film interpretati da Connery e scelti dall’attore insieme alla direzione della Festa e The Actors Studio, gli anni ’50, una selezione dei migliori film prodotti dalla scuola di recitazione Actors Studio.

New Cinema Network: In collaborazione con il Tribeca Film Festival, undici opere prime. Non solo una sezione ma anche un progetto: realizzare un circuito che aiuti alcuni talenti del nuovo cinema indipendente a trovare i finanziamenti per il loro secondo lavoro. Le proiezioni ufficiali si svolgeranno nella sala del Cinema Metropolitan.

Marcello Mastroianni: la Casa del Cinema omaggia Marcello Mastroianni a dieci anni dalla sua scomparsa con una retrospettiva composta da 47 film interpretati dal grande attore. Ogni sera, dal 12 al 21, le proiezioni verranno introdotte da attori e registi che hanno lavorato con Mastroianni.

Serate Italiane: la Festa di Roma intende segnalare con una rassegna alcune opere assolutamente inedite del nuovo cinema italiano, proponendo una vetrina pensata appositamente per fare incontrare gli autori con il loro pubblico naturale. I film previsti per questa rassegna sono: Ayity Namken di Claudio Del Punta, Cover Boy: l´ultima rivoluzione di Carmine Amoroso, Saremo film di Ludovica Marineo, Sfiorarsi di Angelo Orlando e Un amore su misura di Renato Pozzetto.


simulescion3