mercoledì, giugno 20, 2007

BASKET: Campo estivo alla Sam




Basket a 360 gradi: questa è la «Summer League 2007», organizzata dalla UISP Roma. Una manifestazione giunta alla sua IV edizione e che quest’anno lascia la vecchia location, il Testaccio, per stabilirsi presso lo storico impianto sportivo della Sam Basket Roma di viale Kant 305: proprio la stessa palestra dove è cresciuto Andrea Bargnani, l’ala che gioca oggi in NBA con i Toronto Raptors, nato però nella capitale il 26 ottobre 1985. Partita lo scorso 15 giugno, la «Summer League» 2007 della Uisp, supportata da altri sponsor importanti quali Algida e Lipton, andrà avanti sino al 25 giugno e, come detto, si disputerà sui campi da gioco della società diretta da Roberto Castellano, mentore e allenatore del giovane Andrea Bargnani: «Dopo quattro anni di grande successo - ha spiegato Andrea Novelli, presidente dell’Uisp Roma - quest’anno abbiamo deciso di spostarci da Testaccio a questo bellissimo impianto. Qui si respira basket per 360 giorni all’anno, e anche noi come Uisp, facciamo basket senza sosta con il puro intento di divertire ogni ragazzo che ama la pallacanestro, senza l’assillo dell’alta prestazione». Il padrone di casa Roberto Castellano ha voluto ricordare come su questi campi ha iniziato a giocare Andrea Bargnani: «Era un ragazzo come questi che giocano qui oggi, ma si vedeva già che era destinato a diventare un campione. Ringrazio l’Uisp con cui collaboriamo da anni e che ci permette di ospitare questa grande manifestazione e dare la possibilità a tutti di giocare a pallacanestro». L’organizzatore Onorio Laurenti, presidente della Lega basket Uisp Roma e Vincenzo Macchini, hanno sottolineato il ricco programma della manifestazione che parte con il consueto «Summer Basket 3 on 3», il torneo aperto a tutti che dalle 19,30 richiamerà gli appassionati romani della palla a spicchi di qualunque età. Confermato anche l’appuntamento con Andrea Niccolai, ex giocatore della nazionale e della Virtus Roma, e il suo «Free Camp» di giovedì 21 dalle 16. Fino a sabato 23 alle 18 l’Alaip (Associazione laziale allenatori e istruttori di pallacanestro) terrà il suo «Super training coach», rivolto ad allenatori federali e di enti di promozione, mentre il 25 giungo si terrà un convegno su «Basket e disabilità» che porterà alla luce le tante organizzazioni di disabili che utilizzano la pallacanestro come terapia: «Sarà una grande occasione di basket - spiega Vincenzo Macchini -. Partite, clinic, corsi per allenatori e approfondimenti importanti, come i due dibattiti che vedranno interventi da parte di molte società che operano nel basket giovanile qui a Roma. Sarà un vero e proprio villaggio del basket, dove la pallacanestro sarà protagonista al 100%».

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giovedì, giugno 14, 2007

CINEMA: Professione doppiatore


Quanto contano in Italia le “Voci senza volto”? Viaggio all’interno delle sale d’incisione.. (sopra Luca Ward)
Roma – La saletta buia è illuminata solo dalla lampadina sullo scrittoio e dal chiarore dello schermo. Pian piano gli occhi si abituano,così l’ambiente intorno a noi prende forma,rivelandoci il luogo dove i doppiatori lavorano,il loro habitat naturale. Uno di loro sta rileggendo la parte che dovrà incidere,mentre l’assistente rivolge un cenno al di là del vetro insonorizzato al direttore del doppiaggio. Si può iniziare.
L’Italia è uno dei pochi paesi che può vantare una lunga e storica tradizione di doppiaggio,nonostante nei primi tempi,e si parla di diverse decadi fa,chi dava voce ai volti degli attori non era osannato,anzi trovava più critiche che assensi. Nata comunque per esigenze di scarsa alfabetizzazione nazionale,la figura del doppiatore fu interpretata agli esordi da pochi volenterosi,i soliti noti che ritroviamo sempre in ogni film dell’epoca. Successivamente,e per giusti meriti,questa professione è stata molto valorizzata,fino a giungere all’importanza che ha acquisito negli ultimi anni. Fare il doppiatore richiede grande sacrificio,un ferrea determinazione,l’essere “attore” fuori dagli schermi e senza un pubblico dinanzi. La questione,dunque,non è discorso di impegno lavorativo,ma solitamente nasce quando il pubblico si divide su una stessa opinione. Perché è ormai chiaro che da tempo c’è chi sostiene che una qualsivoglia pellicola cinematografica possa incrementare il proprio valore,se proiettata in lingua originale. Ci sono altri,invece,per i quali i sottotitoli creano disagi nella lettura e l’idea di privare i loro idoli della voce che li ha fatti “innamorare”,è vista come delitto sacrosanto. Altri ancora si astengono. Certo,se si pensa a voci storiche come quelle di Ferruccio Amendola o Giancarlo Giannini,i doppiatori di icone hollywoodiane quali Robert De Niro e Al Pacino,ma anche a certe “nuove” leve come Luca Ward,Roberto Pedicini,Alessandro Rossi, Tonino Accolla e via citando,si fa presto a schierarsi con i secondi. Ma se si assiste a Festival o Mostre del Cinema,come quella di Venezia,dove si rimane incantati di fronte alla bravura recitativa di alcuni attori,bisogna dare ragione anche ai primi. Sta a noi tutti scegliere ciò che si adatta maggiormente alle nostre esigenze. Gli addetti ai lavori si interrogano spesso su questo dibattito,anche se la soluzione resta ancora aperta. Sicuramente l’obiettivo,tutt’altro che utopico,dovrà essere almeno quello di concedere allo spettatore la possibilità di decidere,per conto proprio e senza imposizioni,verso quale delle due scelte optare. Per ora lo scenario,a meno di quelle eccezioni riassunte nelle sale che già offrono questa disponibilità,resta tale e immutato. Perciò,quando al termine di una proiezione scorrono i titoli di coda,soffermiamoci anche sui nomi di chi,dall’ombra,presta la sua voce al cinema.
SimOne