sabato, dicembre 09, 2006

Back in MUSIC: Le Vibrazioni



Le Vibrazioni presentano "Officine meccaniche" - 4 anni di continua evoluzione


(da www.rockol.it) Alla stampa, che ha ascoltato la nuova fatica di Francesco Sarcina e soci nel modo più rumoroso e "sano" possibile, Le Vibrazioni si presentano praticamente ancora con gli strumenti a tracolla: barba e capelli lunghi, l'ensemble meneghino smorza (con ironia) chiunque ipotizzi una "svolta rock" nella produzione del gruppo di "Dedicato a te": "No, non è una curatrice d'immagine che ci ha consigliato questo look", scherza Francesco, lievemente influenzato, a pochi metri dal palco, "In studio pensi solo alla musica, e trascuri tutto il resto. E la barba, se non viene rasata, cresce". E proprio dallo studio il cantante parte a spiegare la genesi di questo nuovo disco, caratterizzato da una scrittura sicuramente più ruvida e meno facile dei precedenti: "Già, 'Officine meccaniche' è anche il nome dello studio di Mauro Pagani, quattro mura che hanno visto e fatto la storia del rock, nazionale e non solo. Noi l'amore per le sonorità vintage e i processi produttivi analogici l'abbiamo sempre avuto, quindi questa volta ci è sembrato di realizzare un sogno...". E quei riff acidi, quegli intermezzi strumentali dove theremin e delay la fanno da padrone? "E' vero, i brani nuovi sono più spigolosi di quelli vecchi", interviene Marco, il bassista, "Ma noi, un forte impatto live, l'abbiamo sempre avuto". Secondo album, sarà la svolta?...

simulescion3

domenica, dicembre 03, 2006

CINEMA ITALIANO: poca fantasia e troppa realtà


LA VERA CRISI DIPENDE DALLA MANCANZA DI GENERI
(FILM MONOTEMATICI E PELLICOLE A SENSO UNICO NON COINVOLGONO PIU’...a lato "Le conseguenze dell'amore")
Ne abbiamo parlato,abbiamo provato a spiegarcelo,insomma ce lo siamo chiesto proprio tutti credo: Qual è la causa degli insuccessi commerciali dei film made in Italy? Ebbene a monte delle varie discussioni e delle ipotesi avanzate,la spiegazione l’abbiamo avuta sempre davanti agli occhi,senza rendercene conto. Cosa manca alla nostra “gloriosa” industria cinematografica per riuscire a risollevarsi,magari anche all’estero?In questi ultimi anni di grande rivoluzione visiva,con l’avvento e il conseguente impatto massmediale della tecnologia digitale,l’Italia(come altri paesi europei,non disperiamo)non è riuscita a mutare quella radicata abitudine del fossilizzarsi su un unico genere fiction: il dramma real-storico nel Belpaese.Per carità,nulla da togliere a quelle opere che annualmente tentano di risollevare il disastrato mercato italiano(interamente dominato dai prodotti hollywoodiani),ma la situazione resta tale. Questo è il quadro che si presenta ai nostri occhi,analizziamolo meglio. La totale presenza delle pellicole d’oltreoceano è dovuta proprio alla possibilità,che i film statunitensi concedono agli spettatori,di poter scegliere tra numerosi generi. Cosa che si rivela fondamentale poi all’ingresso in sala. Il fruitore italiano medio,se volesse optare per un film nostrano,non avrebbe nessuna difficoltà nel preferire il classico genere impegnato,ma se volesse cambiare,attirato,non so,dalla fantascienza,dall’azione,dall’horror,dal thriller e via citando,si troverebbe spiazzato,anzi privo di una qualsiasi possibilità di scelta. Come ho detto prima,salvo qualche eccezione,che effettivamente conferma la regola e che,negli ultimi anni,possiamo indicare in film come:L’imbalsamatore di Matteo Garrone,Almost Blue di Alex Infascelli,Ricordati di me di Gabriele Muccino,Piazza delle Cinque Lune di Renzo Martinelli,oltre ai soliti apprezzatissimi lavori di Salvatores,Verdone e di altri autori,la produzione italiana è orientata verso pellicole di scarsi e previsti incassi cinematografici e verso un successivo sfruttamento delle stesse a livello televisivo. Già,in Tv,dove per calcoli aziendali ed economici il filmetto soft da prima serata,magari ultracensurato,è dato in pasto ad un target senza nome,che,posso assicurare,è perfettamente consapevole della differenza di prime visioni passate dal grande al piccolo schermo e non se ne fa sempre una ragione. Bisognerebbe,dunque,guardarsi intorno e capire che i movie-gender sono opportuni e necessari ad un maggiore pluralismo cinematografico. Solamente in questo modo l’Italia dei film potrà riossigenarsi,solo così,potrà riaccendere nel pubblico quel desiderio smarrito di vedere un film italiano diverso dal solito.
SimOne